raia pConversazione con Ciro Raia su Nino Pino

Enzo Esposito è un infaticabile ed entusiasta sostenitore dell'idea socialista. Si appassiona ai problemi e si innamora delle persone che ne tentano le soluzioni. È stato segretario regionale della Fiom, quindi, della Camera del Lavoro di Napoli.
Ha anche un passato di collaboratore a giornali, oltre che collaborazioni a ricerche storiche ed economiche. Oggi lavora all'Ires ed e tra i fondatori dell’Istituto di studi socialisti Gaetano Arfé. Non è un caso che i suoi miti politici, i suoi punti di riferimento, siano stati – oltre allo stesso Arfé – Vittorio Foa e Nino Pino.

«Nino l'ho conosciuto che ero un giovane militante cattolico; all'epoca. Si era alla fine degli anni Settanta e con la comunità cristiana con la quale facevo volontariato nei quartieri di Napoli avevamo lanciato, insieme ad altre realtà impegnate nel sociale, il movimento delle scuole popolari. Preparavamo i ragazzi espulsi dalla scuola dell'obbligo e cercavamo di far conseguire loro il titolo di licenza media. Avevamo, quindi, la necessità di individuare una struttura scolastica pubblica, che avesse la sensibilità di capire che si era di fronte a giovani difficili, preparati con quella che all'epoca si definiva la didattica alternativa. Il preside Pino fu subito disponibile ad accogliere i nostri giovani nella scuola “Lombardi” ed altrettanto fece anche il preside della scuola media “Moscati”, alla Masseria Cardone, Modestino Sensale».

Fu questa l'occasione, quindi, che ti mise in contatto con Nino Pino?

«No. Leggevo anche “Campania Documenti”, la rivista del “Pisacane”, quel circolo che reputavo, allora ma ancora oggi, un'eccezionale esperienza di formazione dei quadri politici. Ciò che maggiormente mi colpì, infatti, del ‘Pisacane’ fu il fatto che rappresentasse l'unica struttura, a Napoli, a porsi il problema di formare una nuova classe dirigente di sinistra, colta e responsabile».

Politicamente, invece, quando è avvenuto l'incontro, la convergenza con Nino?

«Lui è sempre stato, fino alla fine, un socialista di vecchio stampo. Io, invece, che provenivo dalla sinistra extraparlamentare, ero diventato un seguace di Vittorio Foa. Insieme pensavamo che potesse nascere un moderno movimento socialista, in grado di rimescolare le carte nella sinistra. Per un momento ci illudemmo anche che qual­cosa potesse cambiare col processo messo in atto nella procedura e negli obiettivi di trasformazione del PDS in DS. Ci inventammo, perciò, la pubblicazione del periodico “Nemo News” (Nemo-Ulisse, Nautilus-Verne, il Futuro), col sottotitolo “Navigo et Exguiro”, che ci sembrava potesse riassumere l'essenza di un nuovo percorso della sinistra.

Ma il periodico durò poco, solo tre numeri. Perché?

«Perché chi sviluppa un lavoro di ricerca si ritrova isolato. Perché, in fondo, eravamo fuori dagli schemi e non avevamo, per scelta, padrini politici.

Nino è scomparso da circa nove anni; come immagini potesse vivere il nostro tempo?

«Nino oggi soffrirebbe molto. Lui sarebbe triste, perché non si riesce a vedere una prospettiva di sinistra e le organizzazioni esistenti si sono ridotte a luoghi di potere».

Però c'è qualcosa di suo che va riaffermato!

«Il suo grande ruolo di pedagogo. E, poi, quel suo essere maestro col grande insegnamento lasciatoci: più che schierarsi è necessario ragionare!».

[in Ciro Raio, Nino Pino, una vita per la scuola e il socialismo, Napoli, Libreria Dante & Descartes, 2010.]

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