innov tL’idea di aprire, in concomitanza con il convegno nazionale dei Democratici di Sinistra, un dibattito su sviluppo e innovazione, si è dimostrata una felice intuizione. Intendiamo qui raccogliere i fili della riflessione che si è articolata con molti contributi su L’Articolo e nel corso del convegno tenutosi Lunedì scorso a Città della Scienza.

In sintesi, nel nostro articolo avevamo proposto un confronto per individuare i possibili punti focali di una strategia per l’innovazione e proponevamo di assumere il digitale come chiave di volta per un intervento a 360° su questi temi, ritenendo che il fatto più importante dell’ultimo ventennio non è stata la caduta del muro di Berlino ma la digitalizzazione del sapere (Zollo). Consapevoli che quando la rivoluzione del digitale sarà compiuta tutto cambierà, noi vogliamo articolare una proposta sul piano nazionale e regionale.
L’obiettivo, ambizioso, è l’individuazione degli aspetti strategici sui temi della ricerca e dell’innovazione messi in campo nel laboratorio campano per contribuire, a partire da essi, a definire la strategia di un futuro governo nazionale (Elia).

L’obiettivo è di creare, attraverso il governo del sistema, una vera e propria filiera della conoscenza, l’unica scelta in grado di innescare un circuito virtuoso di crescita, avendo la consapevolezza che questi temi costituiscono le basi per una proposta di governo in grado di imprimere un forte cambiamento strutturale al Paese (Nicolais, Ranieri).

Avanzavamo l’idea che, poiché si opera in un contesto di risorse finanziarie limitate e una capacità competitiva basata sull’innovazione si produce quando le risorse finanziarie sono concentrate in poche tecnologie trasversali, bisogna operare scelte chiare e drastiche anche per far emergere leadership e personale politico nuovo sul territorio (Porro, Zollo, Sales), attori sociali in grado di auto-organizzarsi. Noi riteniamo che l’avvento del digitale, ad esempio, fa sì che non esistano più settori “maturi” nel contesto produttivo. Dunque, può considerarsi superata la preoccupazione di dover garantire il necessario sostegno innovativo ai settori tradizionali e contemporaneamente investire in maniera massiccia nei nuovi settori industriali e nei servizi dell’economia della conoscenza (Raffa).
D’altra parte oggi che l’economia si coniuga con la conoscenza, sostenere la Cultura vuol dire far leva sui saperi, sui saperi “immateriali”, che una volta erano considerati “improduttivi” (Elia). Infatti, nel nostro articolo, affermavamo che la vera energia per la ricerca e l’innovazione non è costituita dalla risorsa finanziaria. Questa è solo il motorino di avviamento. La vera energia è costituita dai giovani laureati (Zollo).

Anche l’idea, che avevamo proposto, di pensare “glocalmente”, ha registrato significativi consensi. La globalizzazione ha significato non annullamento, ma riposizionamento dei valori territoriali entro la rete globale (Zollo) per cui il passaggio da una fase di cooperazione implicita e circoscritta ad una fase di cooperazione esplicita ed orizzontale nella produzione di beni collettivi specifici, presuppone l’emergenza ed il consolidamento di norme, di morali contrattuali e di rappresentazioni comuni cui gli attori si sentano aderenti (De Vivo).

Pensare glocale, nell’era dell’economia della conoscenza e delle reti, significa ricollocare concettualmente la questione meridionale rispetto alla Questione Mediterranea, dove il Sud d’Italia può giocare un ruolo di catalizzatore e promotore di risorse materiali e immateriali, per cui le scelte future per la nostra regione debbono inevitabilmente confrontarsi con la collocazione geografica della Campania (Vellante) e con le differenti ipotesi di sviluppo che interagiscono con le nostre scelte politiche innovative locali nel bacino del Mediterraneo (Cacciapuoti).
Ha ragione Elia, i grandi cambiamenti hanno tempi lunghi, che solo la consapevolezza etica di stare agendo per il benessere comune può permettere di sopportare. Per questo motivo ci auguriamo che in Campania emergano energie istituzionali e amministrative, forze, gruppi e individui interessati ad una prospettiva di intervento che non pieghi la progettualità al tempo breve delle elezioni o di un congresso ma tenti di riportarla al tempo medio della politica. A conclusione di questo dibattito ci permettiamo, pertanto, di avanzare due proposte.
Nel dibattito precongressuale dei Democratici di Sinistra, nazionalmente, ma anche in Campania, si chiede giustamente un confronto ampio sul progetto di Paese/Regione che intendiamo proporre ai cittadini. Le politiche per l’innovazione e lo sviluppo dei sistemi locali e il riadeguamento funzionale, a questo obbettivo, della macchina burocratica a livello regionale e locale (come proponeva Marino), può costituire il tema attorno al quale sviluppare un dibattito congressuale nei Ds anche al di là delle mozioni presentate? Noi pensiamo di sì ed intendiamo produrre un documento sui temi dell’innovazione e del Mezzogiorno per il dibattito congressuale.
La Campania è un modello nazionale per le politiche di ricerca e innovazione ma, oggi, è necessario compiere un salto di qualità per far diventare questo settore l’asse strategico attorno al quale costruire un proposta di sviluppo futuro della nostra Regione e del Paese, come ricordato anche da Bassolino e Fassino nel corso del Convegno nazionale dei Democratici di Sinistra.
Il Presidente della Regione e i nostri amministratori possono definire un bilancio della esperienza di governo e individuare la rotta per una “ri-partenza verso il futuro”?
Noi riteniamo che questo bilancio dovrebbe costituire la base per la costruzione di un pezzo centrale della proposta di Governo del centrosinistra campano per le prossime elezioni regionali.

Alfredo Budillon Vincenzo Esposito

[L'Articolo, 23 ottobre 2004]

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