r bruno pNel suo ponderoso e meritorio volume, Vincenzo Esposito ricostruisce storia ed evoluzioni di un’industria pastaia (quella del sud Italia, principalmente, ma non solo) che è quasi (sottolineiamo quasi) del tutto scomparsa, corredando la sua trattazione con una doviziosa iconografia, grazie alla quale è possibile orientarsi in un complesso e ricco labirinto di nomi ed etichette che oramai appartengono al passato.
Esposito ha sicuramente tenuto presente, per questo suo volume, il ‘formato’ dell’antologia, da cui è partito, per approdare ad altro: compulsando e selezionando una cospicua quantità di materiali (scritti letterari, articoli, leggende) ha rimesso in fila tutte le ‘storie’ della pasta (dei ‘maccaroni’, sarebbe più corretto dire) per ricostruire una storia; storia intesa sia come Storia (ovverosia cronaca minuziosa dalle origini) che storia (con la minuscola) ovverosia una narrazione che segue un filo logico, che ricostruisce un senso. E, alla fine, ne è uscito un volume che sta tra l’antologia, la panoramica storica e il romanzo vero e proprio. 
Con piglio vivace e mai banale, Vincenzo Esposito racconta dei maccaronari, delle antiche origini dei maccaroni: per esempio, ignoravo totalmente che gli antenati della pasta fossero da ricercare nelle antichissime ‘lagane’ greche…
Ero fermo alla versione secondo la quale fossero stati i Cinesi, nella lontana antichità, a inventare la pasta e infatti Esposito nel suo libro muove anche delle interessanti osservazioni, considerazioni storiche per ‘ridimensionare’ questo mito.
Esposito segue l’evoluzione della pasta e ricostruisce una storia - artigiana prima e industriale poi - di operai, di territori e terre, di storie e leggende, di una intera civiltà quasi perduta e in cerca di un’identità precisa nell’epoca della globalizzazione. Il libro di Esposito narra una storia e una cultura da approfondire e non dimenticare.  
Un libro tutto da ‘gustare’, insomma!

[Recensione su “Napoli Area Nord”]