not sindAl mezzogiorno è stato dedicato il primo numero dei Quaderni dello sviluppo locale

L’Associazione Italiana per lo Sviluppo Locale (A.I.S.Lo.), presieduta da Stefano Mollica, si occupa da tempo di coniugare lo sviluppo locale con le innovazioni e le tendenze della economia globale.
Attraverso la valorizzazione della cultura del territorio, della concertazione sociale e della creazione di imprese legate alle tradizioni ed alle produzioni locali in grado di farsi conoscere nel mondo e capaci di reggere la concorrenza internazionale, si può dare risposte credibili alla crisi che attraversa il mondo occidentale travolto dal crollo delle borse e dall’aumento dei costi delle materie prime.
In questo modo si può impostare un percorso verso uno sviluppo sostenibile e riaffermare gli obiettivi di un rilancio del Mezzogiorno, vera e propria risorsa del nostro paese.

Per affermare e rendere ancora più fruibili queste posizioni culturali ed economiche, A.I.S.Lo. ha promosso la pubblicazione di una serie di quaderni che dovranno raccogliere i contributi degli operatori dello sviluppo locale, degli imprenditori, dei sindacati e dei rappresentanti della informazione e della cultura, per creare un utile strumento di lavoro e di rapida consultazione.
La rivista, pubblicata dall’editore Guida, è stata presentata nella sede de il Denaro Lunedì scorso. Erano presenti e sono intervenuti: Stefano Mollica, Pasquale Iorio, Enzo Giustino, l’editore Diego Guida, Osvaldo Cammarota e Paolo Giuliano, Presidente dell’Inps Regionale.
Era presente ed è intervenuto il curatore del primo quaderno Enzo Esposito, ricercatore dell’Ires Campania, che ha illustrato i temi svolti nel quaderno ed i contributi che in esso sono stati inseriti.
Esposito, nella sua introduzione al quaderno ha ripreso la tematica meridionalista, rileggendola alla luce delle mutate condizioni della crescita nazionale inserita nel contesto europeo ed internazionale. Esposito suggerisce la necessità di individuare un nuovo punto di vista per immaginare la ripresa dello sviluppo; il Sud deve ritrovare una sua dimensione unitaria, un coordinamento tra le Regioni che lo compongono per essere la concreta piattaforma Mediterranea che geograficamente rappresenta, ma che economicamente e socialmente non riesce a realizzare e della quale ne beneficerebbe l’intero bacino.
Nel quaderno sono raccolti interventi dell’Assessore Regionale allo Sviluppo Mariano D’Antonio che ha ripreso i temi della sua battaglia decennale per la crescita di una economia basata sulle piccole e medie imprese strettamente collegate al territorio.
Paola De Vivo ha svolto il tema delle risorse europee e delle potenzialità che esse rappresentano per le Regioni meridionali, mentre, Alfonso Marino, Giuseppe Zollo, Alfredo Budillon e Mario Parente, hanno rimarcato la necessità di premetter a qualsiasi intervento economico la ripresa della democrazia come un elemento centrale dello sviluppo, insieme ad una nuova morale collettiva che emargini il ricorrente rischio della delinquenza organizzata, ma al tempo stesso ridia dignità alla politica ed alla classe dirigente del Sud.
I tre paradossi del Mezzogiorno, indicati nel contributo di Mario Parente, sono il vero problema da risolvere per i cittadini del Sud. I cittadini sono quelli che devono essere protagonisti delle scelte da fare per organizzare lo sviluppo; la prima scelta è il metodo con cui si fanno le scelte, la seconda è quale sviluppo fare, e soprattutto non dover essere costretti a subire il nuovo patto di potere, che si è strutturato negli ultimi anni, e che pretende un adesione acritica alla deficitaria gestione politica delle Regioni meridionali e della Campania in particolare.
Una menzione a parte merita l’intervento del dottor Enzo Giustino, per lungo tempo vice Presidente di Confindustria, che ha molto operato per offrire proposte e progetti per l’innovazione del Sud.
II ruolo della borghesia meridionale nel corso di questi ultimi decenni è stato veramente poca cosa, sia dal punto di vista sociale, che culturale. Ma è sul piano economico che la borghesia meridionale si è dimostrata incapace di guidare lo sviluppo, gli imprenditori meridionali sono sempre stati molto legati alla commessa pubblica. Esprimendo una classe politica in grado di rappresentare la mediazione necessaria tra finanziamenti pubblici ed appalti.
Le occasioni perdute che Giustino ha ricordato rappresentano un tentativo di sviluppo che partiva dal Sud, che non seppe trovare forme di adesione territoriale in grado di rendere possibili le idee innovative che pure furono espresse negli anni passati.
Questo primo Quaderno sullo sviluppo locale è ben fatto, con una grafica accattivante e facile da leggere, questo è lo stile che si ripromette di mantenere nelle prossime pubblicazioni, che fin da ora aspettiamo con curiosità.

[Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco, Notiziesindacali.com 30 giugno 2008]